La rappresentazione della Madonna con il Bambino è carica di una moltitudine di significati diversi e ribadisce, a partire dalla fine del Duecento e gli inizi del Trecento, una graduale distanza tra la pittura italiana e i modelli bizantini e orientali.
Tale rappresentazione può rimandare alla Passione di Gesù Cristo, attraverso gli atteggiamenti dei due personaggi e la presenza di alcuni elementi. Ad esempio, nella Madonna di Rapolano (1340) di Ambrogio Lorenzetti (1290-1348), il Bambino appoggia la propria guancia a quella della madre, stringendola al collo per tentare di alleviarne la tristezza.

Perché Maria è triste tanto da chinare il capo con lo sguardo perso nel vuoto? Perché conosce il destino che attende il figlio, memore delle parole profetiche pronunciate dal vecchio Simeone durante la presentazione al tempio del piccolo Gesù:

Una spada ti trafiggerà l’anima (Lc 2.35)

Lo sguardo malinconico della Vergine si ritrova anche in una Maestà di Lorenzetti, parte di un affresco della cappella Piccolomini della chiesa di Sant’Agostino a Siena (1338 ca).

Insomma, al fedele, si chiede di non dimenticare che, incarnandosi, Cristo si è votato alla Passione e alla morte.

Nelle due opere citate, inoltre, vi è la presenza di un cardellino: nell’affresco, addirittura, alla vista della bestiola, Gesù arretra con un gesto istintivo. In epoca medievale, giocare con un uccellino legato alla zampa era un passatempo diffuso per i bambini. Dante, infatti, annotava:

Vedremo li parvuli desiderare massimamente un pomo; e poi, più procedendo, desiderare uno augellino; e poi, più oltre desiderare un bel vestimento (Convivio, trattato IV, XII)

È del tutto naturale, dunque, che Gesù abbia tra le mani un augellino che però assume un significato particolare quando si tratta di un cardellino o di un pettirosso. Il cardellino, per il piumaggio rosso sulla testa, diventa il simbolo della Passione. Il teologo spagnolo Isidoro di Siviglia ritiene, inoltre, che il cardellino (carduelus) si chiami così perché si nutre di spine e di cardi. Pur in mancanza di una fonte scritta dettagliata, a partire dal 1270 circa, i pittori collegano l’abitudine dell’uccello a posarsi sui cardi spinosi e il rosso delle piume alla corona di spine di Cristo.
Secondo una leggenda popolare medievale, un pettirosso, invece, sfilò una spina dalla corona di Cristo durante la salita al Calvario macchiandosi il petto del sangue divino. Questa tradizione iconografica si perpetua nei secoli come dimostra un’opera del veneziano Giambattista Tiepolo (1696-1770).

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Giambattista Tiepolo, Madonna del cardellino, 1760

Ma una testimonianza di altissimo valore è la vasta produzione di Raffaello (1483-1520) per la ricca committenza fiorentina: dalla cosiddetta Madonna Solly (1501-04) alla famosa Madonna del cardellino (1506) degli Uffizi di Firenze fino alle varianti in cui scompare l’animaletto e appare San Giovannino in atto di porgere, quasi per gioco, la croce al cuginetto.

In queste opere, si riconosce la capacità di fondere la tradizione iconografica con l’impianto triangolare leonardesco delle figure, la monumentalità michelangiolesca e un linguaggio intriso di grazia e di delicati sentimenti. Entro un paesaggio che digrada delicatamente verso il fondo, il variare delle pose, dei gesti e degli sguardi crea un rapporto di serena affettività tra i personaggi delle tavole.

Anche le ciliegie e il garofano hanno un significato premonitore alludendo al sangue e alla sofferenza della Passione per il loro colore rosso: si vedano la tavola della Madonna delle ciliegie del Sassetta del quarto decennio del XV secolo dove il Bambino si porta in bocca il piccolo frutto, e la Madonna del garofano di Leonardo da Vinci databile intorno al 1470.

Inoltre, può capitare di osservare che il collo o il braccio del Bambino siano cinti da una collana o da un braccialetto di corallo. Nel Medioevo, il rosso rametto è ritenuto utilissimo, oltre che per difendersi dai temporali e dai fulmini, per fugare tutte le malattie che pericolosamente minavano la salute infantile. I pittori ritengono che, anche il Cristo, in quanto bambino, sia indifeso e spesso hanno espresso la sollecitudine materna di Maria attraverso il rosso amuleto del Figlio: cito, ad esempio, il Polittico di San Procolo di Ambrogio Lorenzetti del 1332 e la Sacra Conversazione (Pala Brera) di Piero della Francesca del 1472 circa.

Il corallo rosso, pendente da una catenina d’oro, è presente anche nei ritratti infantili commissionati dalle famiglie nobili come in questo dipinto realizzato da Agnolo Bronzino (1503-72) e raffigurante Giovanni de’ Medici, figlio del Granduca di Toscana Cosimo I e di Eleonora di Toledo. Stretto nella mano destra, si trova anche il cardellino che, in questo specifico contesto, può alludere alla carriera ecclesiastica riservata, come da tradizione, al secondogenito.

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Bronzino, Ritratto di Giovanni De Medici, 1545

Bibliografia: Chiara Frugoni, La voce delle immagini. Pillole iconografiche dal Medievo, Einaudi, 2010